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che cos'è il congedo di paternità e come si ottiene

Cos’è il congedo di paternità. 1

Chi può chiederlo. 1

Come si richiede. 1

Retribuzione del congedo di paternità in Italia. 2

Il “Bonus Papà” aggiuntivo. 2

Cenni sulla normativa italiana. 2

Differenze tra figlio naturale e figlio adottivo. 3

Congedo di paternità e coppie omogenitoriali 3

Cos’è il congedo di paternità

Le caratteristiche del congedo di paternità possono assumere sfaccettature differenti da paese a paese, prevedendo o meno una retribuzione associata: in alcuni paesi questo periodo può anche essere concesso alle coppie dello stesso sesso ed ai genitori adottivi.

Nel corso degli anni questo diritto, progressivamente riconosciuto, si inquadra nella più ampia lotta per promuovere le parità di genere nel mondo del lavoro e nella società in generale.

Chi può chiederlo

Di regola, il congedo di paternità può essere concesso a tutti i padri, biologici oppure adottivi, che svolgono attività lavorativa in qualità di dipendenti oppure di lavoratori autonomi: le condizioni per poterlo richiedere sono differenti da paese a paese.

In molti Stati i padri possono attivare il congedo di paternità retribuito, con durata variabile, dal momento immediatamente successivo alla nascita del bambino oppure in un periodo ulteriormente posticipato; talvolta, questo diritto può essere concesso solo laddove la madre non abbia già usufruito del proprio congedo di maternità, anche in questo caso con rilevanti differenze rispetto alle situazioni dei singoli stati.

Normalmente, il congedo di paternità deve essere richiesto dal padre esplicitamente, rivolgendo al datore di lavoro oppure alle autorità competenti una specifica istanza per iscritto; un ulteriore approfondimento di dettaglio non può prescindere dalle specifiche informazioni che possono essere ottenute solamente dalle autorità locali oppure dal datore di lavoro.

Come si richiede

Nel caso specifico dell’Italia, il congedo di paternità deve essere richiesto dal padre lavoratore tramite la propria azienda oppure tramite l’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) laddove si tratti di lavoratore autonomo.

Il padre lavoratore, che ricopre la qualifica di lavoratore dipendente, deve presentare al proprio datore di lavoro una richiesta scritta, indicando nello specifico il periodo rispetto al quale vuole usufruire dell’agevolazione: servono almeno 15 giorni di preavviso tra la data di presentazione della richiesta e la data di inizio del congedo, salvi sempre eventuali situazioni di urgenza o complicazioni connesse al parto. Una volta ricevuta la richiesta, il datore di lavoro sarà obbligato a concedere il congedo e dovrà anche trasmettere l’istanza all’INPS per attivare ai sensi di legge la richiesta del contributo.

I lavoratori autonomi invece devono presentare la domanda direttamente all’INPS, utilizzando il modello disponibile sul sito web: la richiesta deve essere presentata nel termine perentorio di 5 mesi dalla nascita del figlio o dall’ingresso in famiglia riferito al figlio adottato.

In entrambi i casi, dovrà essere presentata una copia del certificato di nascita riferito al figlio oppure del provvedimento di adozione, la cui mancanza determinerà il non accoglimento della domanda.

Retribuzione del congedo di paternità in Italia

La normativa italiana prevede che i padri, in qualità di lavoratori dipendenti oppure autonomi, possano esercitare il diritto ad un congedo di paternità retribuito della durata complessiva di 7 giorni lavorativi da fruirsi consecutivamente: questo periodo deve essere utilizzato tassativamente entro i primi 5 mesi dalla nascita del figlio oppure dall’ingresso effettivo in famiglia del figlio adottato.

L’importo del congedo di paternità corrisponde al 80% del valore dell’ultima retribuzione lorda percepita dal padre ed è retribuito da parte dell’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale).

Il “Bonus Papà” aggiuntivo

Va inoltre evidenziata l’esistenza del cosiddetto “Bonus Papà”, ovvero di un contributo economico da erogarsi a favore dei padri che decidono di prendersi cura del proprio figlio nei primi mesi della sua vita: questo bonus prevede un contributo una tantum pari a 600 euro, viene erogato in un’unica soluzione e può essere richiesto in aggiunta al congedo di paternità.

Per richiedere questo bonus il padre, laddove sia un lavoratore dipendente, deve obbligatoriamente presentare la domanda in autonomia all’INPS, utilizzando la modulistica disponibile online sul sito web dell’Istituto oppure per il tramite del Contact Center dedicato; il tutto entro sei mesi dal termine del congedo di paternità.

Laddove invece il padre sia un lavoratore autonomo, il bonus potrà essere richiesto in contemporanea rispetto al congedo di paternità, utilizzando l’apposita modulistica online disponibile sul sito web dell’INPS: in questo caso la domanda va presentata nel termine perentorio di cinque mesi dalla nascita del figlio oppure dall’ingresso effettivo in famiglia del figlio adottato.

Questo bonus non è cumulabile con altre indennità o contributi erogati per lo stesso periodo di congedo come, ad esempio, l’indennità di maternità oppure l’indennità di disoccupazione.

Cenni sulla normativa italiana

In Italia il congedo di paternità è garantito da una serie di apposite normative, differenti a seconda che si riferiscano ai lavoratori dipendenti oppure ai lavoratori autonomi.

Nel caso dei lavoratori dipendenti il diritto è garantito dal CCNL (Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro) di riferimento e dalle leggi vigenti eventualmente aventi carattere complementare: potrebbero esserci leggere differenze tra i diversi CCNL, ma l’impianto complessivo in ogni caso resta identico.

Per i lavoratori autonomi invece il diritto è garantito dalla legge 28 giugno 2012 n.92 e successive modifiche ed integrazioni.

È fondamentale supportare la richiesta del congedo di paternità con la copia del certificato di nascita del figlio naturale oppure nel provvedimento che sancisce l’ingresso in famiglia del figlio adottivo.

Differenze tra figlio naturale e figlio adottivo

La differenza tra un figlio naturale ed un figlio adottivo dipende dal modo in cui il bambino entra a far parte della famiglia.

Per figlio naturale si intende un bambino che nasce da genitori biologici, senza che sia intervenuto un procedimento di adozione ai sensi di legge: il figlio naturale può essere riconosciuto dal padre biologico, dalla madre biologica oppure da entrambi.

Il figlio adottivo, invece, è un bambino che entra a far parte di una famiglia attraverso un procedimento di adozione, il quale può avere carattere nazionale oppure internazionale: il completamento di questa procedura comporta il trasferimento dei diritti e dei doveri, sussistenti in capo al genitore oppure alla famiglia biologica, in capo all’adottante oppure alla famiglia adottante. La legge italiana subordina il riconoscimento del figlio adottato, ai fini del complesso di diritti e doveri che lo caratterizza, solamente dopo l’avvenuta adozione.

In entrambi i casi, il figlio ha quindi gli stessi diritti e doveri nei confronti dei genitori e della società: la differenza principale tra le due casistiche non si sostanzia nel rapporto affettivo e giuridico tra il bambino ed i genitori, ma è legata esclusivamente alla modalità con la quale il bambino entra a far parte della famiglia.

Congedo di paternità e coppie omogenitoriali

In relazione a questa particolare casistica va sottolineato che, in Italia, il congedo di paternità è riconosciuto alle coppie omosessuali sposate oppure in unione civile ed ai genitori gay o lesbiche che hanno avuto un figlio utilizzando le tecniche di procreazione medicalmente assistita.

Nel caso delle coppie omosessuali sposate oppure in unione civile, il diritto al congedo di paternità è riconosciuto ad entrambi i genitori e la sua durata è la stessa prevista per le coppie di genitori aventi sesso differente.

Nel Caso invece dei genitori gay o lesbiche che hanno avuto un figlio utilizzando le tecniche di procreazione medicalmente assistita, il diritto è riconosciuto al genitore che ha effettuato materialmente la denuncia di nascita del bambino, anche se non ricopre la qualifica di genitore biologico: in questo caso il diritto assume modalità di fruizione e caratteristiche del tutto identiche a quelle previste per i genitori di sesso diverso.

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Milena Talento12 Dicembre 2022

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