Skip to main content

Cosa fare in caso di tsunami?

Cosa fare in caso di tsunami

La natura governa il mondo e, per quanto l’uomo di sforzi di dominare l’ambiente con opere più o meno distruttive per il pianeta, la forza motrice della terra ha sempre l’ultima parola. Terremoti, uragani, tsunami sono eventi molto pericolosi che si verificano in diversi luoghi del pianeta a seconda della predisposizione o meno del territorio a quel tipo di catastrofe.

Se il terremoto squarcia la terra, e l’uragano travolge tutte con la forza del suo vento, lo tsunami è un fenomeno naturale in cui l’uomo non può governare la forza dirompente del mare. Tutto quello che si può fare nel caso ci si trovi coinvolti in questa calamità naturale è mettersi in salvo e raggiungere prima possibile un luogo alto e sicuro fino a quando l’evento naturale non si potrà considerare concluso dagli esperti e dalle autorità locali.

Lo tsunami dal punto di vista scientifico

I giapponesi con la parola tsunami indicano una grande onda marina che, alta ed estesa, si sposta a velocità esorbitanti e che vicino alla costa può diventare un vero e proprio muro d’acqua. A generare questo fenomeno sono le spinte causate dal fondale oceanico che, muovendosi o verso l’alto o verso il basso, provocano un terremoto profondo che trasmette la spinta all’acqua del mare. Arrivando alla costa, lo tsunami si caratterizza per una grande forza distruttiva capace di annientare completamente i porti, le navi e qualsiasi edificio circostante.

Lo tsunami, conosciuto più semplicemente con il nome di maremoto, è un fenomeno naturale che si verifica quando grandi quantità d’acqua si spostano e quando in mezzo al mare le onde percorrono grandi distanze propagandosi molto velocemente. In questi casi le onde possono raggiungere anche chilometri di lunghezza con l’aggravante che, più si avvicinano alla costa, diminuiscono in velocità e aumentano in altezza.

Questo fenomeno naturale è causato dai terremoti che si manifestano con epicentro in prossimità del mare o comunque vicino alla costa. Altre cause dello tsunami possono essere l’attività vulcanica in mare o in prossimità delle coste oppure la presenza di frane sotto il mare. L’Italia, essendo un paese bagnato dal mare su tre lati, potenzialmente è a rischio maremoto, cui si aggiunge l’elevata sismicità di alcuni zone e la presenza di vulcani, attivi e non attivi.

Il nostro paese, nel corso degli anni, è stato colpito da alcuni maremoti, a volte più distruttivi, altre volte più lievi. La parte orientale della Sicilia, le coste della Puglia, della Calabria e tutto l’arcipelago delle isole Eolie sono considerate le zone più a rischio. Altre zone d’Italia, come le coste della Liguria, del tirreno e dell’adriatico sono considerate meno esposte, anche se si sono verificati maremoti anche in quel tratto di costa. È anche possibile che le coste di un paese siano colpite da uno tsunami che ha origine invece lungo le coste di un altro paese.

Ma che cosa avviene esattamente durante uno tsunami?

Il livello del mare si innalza fino a formare una sorta di muro d’acqua destinato ad abbattersi sulle coste con una forza dirompente a seconda dell’intensità del maremoto. Il maremoto è molto diverso rispetto alla mareggiata; è più potente, devastante e le sue onde possono spingersi verso l’entroterra anche per chilometri, soprattutto se la costa è piuttosto basta.

L’effetto più devastante del terremoto è la sua furia devastante; durante uno tsunami barche, alberi e tutto ciò che le onde incontrano sul loro cammino viene trascinato con forza e sono ancora vive nell’immaginario collettivo le vittime e i danni a case e strutture che lo tsunami che ha devastato il Giappone ha scatenato qualche anno fa.

Lo tsunami, come il terremoto, non si può prevedere. Questo evento può avvenire in qualsiasi momento e non è possibile stabilire in anticipo dove e quando succederà. E allora che cosa si può fare per cercare di proteggersi il più possibile e per limitare i danni durante un evento di questa portata? La scienza, sicuramente, gioca un ruolo importante. Studiosi da tutto il mondo studiano da vicino questi fenomeni, analizzano gli tsunami passati e studiano il modello di propagazione delle onde per offrire informazioni preziose per pianificazione del territorio e per la costruzione di opere che servano a mettere in sicurezza le zone considerate a rischio.

Studiare gli tsunami è inoltre molto importante per consentire ai paesi considerati più a rischio e alle zone a più alto rischio sismico di mettere a punto dei piani di emergenza nazionale da attivare in caso di pericolo e di evento catastrofico. In alcuni paesi che si affacciano sull’Oceano Pacifico e sull’Oceano Indiano esistono dei veri e propri sistemi di allerta rapida e anche i paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo stanno lavorando in questo senso, anche se, rispetto all’oceano, nel mare il tempo d’arrivo dell’onda è molto più breve e questo riduce il tempo utile necessario per avvisare la popolazione del pericolo.

Dal momento che eventi di questo genere non possono essere previsti in alcuni modo, l’informazione e la consapevolezza sono due strumenti molto importanti per fronteggiare qualsiasi emergenza. Se vivete vicino al mare o se vi trovate in vacanza e alloggiate vicino alla costa, prestate attenzione a questi segnali:

  • A un terremoto che si è verificato a poca distanza dalla costa
  • A eventuali rumori sordi che provengono da mare
  • All’improvviso innalzamento, o ritiro, del livello del mare

Case ed edifici che si trovano vicino al mare e alla costa sono ovviamente più esposti al rischio tsunami e non è detto che si tratti di strutture messe in sicurezza secondo gli standard. Tipologia e materiali usati per la costruzione fanno la differenza, ma a contribuire sono anche la vicinanza con il mare e l’esposizione, diretta o indiretta, a eventuali impatti. In caso di tsunami, i piani alti di un edificio, purché sia robusto e costruito con materiali idonei, sono in genere i più sicuri.

Cosa fare durante uno tsunami

Nessuno spera mai di doversi trovare a fronteggiare una situazione del genere in cui, a prescindere dal paese in cui ci si trova, vengono applicati dei protocolli di emergenza nazionale per mettere a riparo la popolazione e per limitare i danni proteggendo edifici, strade e palazzi dalla forza distruttrice delle onde del mare. Ma che cosa bisogna fare per mettersi in salvo se ci si trova in una situazione del genere?

Se vi trovate a fronteggiare uno tsunami, la prima cosa da fare è quella di scappare immediatamente dalle vicinanze del mare per raggiungere i piani alti di qualsiasi edificio, come spiegato poco sopra, oppure una zona alta per natura, come una collina.

Durante il tragitto cercate di allertare il maggior numero di persone che incontrate e informateli sul pericolo imminente, soprattutto nel caso abbiate riconosciuto rumori sospetti e sordi che provengono proprio dal mare. In questi casi, scappare a piedi è l’unica soluzione; auto, moto e bicicletta non solo vi sarebbero d’intralcio ma diventerebbero anche molto pericolosi per la vostra incolumità.

Se vi trovate in mare aperto, la situazione si complica ed è per questo che è fondamentale tenersi in contatto radio con chi di competenza per ricevere assistenza via radio e tutte le informazioni che vi saranno necessarie. Nel frattempo, ecco qualche indicazione da seguire:

  • Se vi trovate in barca alla notizia di un imminente maremoto cercate di dirigervi più al largo possibile
  • Se vi trovate in prossimità del porto non esitate ad abbandonare la barca e a dirigervi in un posto elevato, in cima a una collina o ai piani alti di qualsiasi edificio.

Anche quando sembra che la furia del maremoto sia terminata è importante continuare a rimanere lontani dalla costa per evitare pericoli. Cercate quindi di restare nel punto che avete raggiunto e scoraggiate chiunque voglia invece andare di nuovo in prossimità del mare a farlo. Non è possibile, infatti, prevedere quale sarà l’ultima onda del maremoto e c’è il rischio che quella più devastante non sia ancora arrivata. Rimanere nel punto raggiunto è quindi indispensabile, fino al segnale delle autorità che annunceranno lo scampato pericolo.

Anche se il primo istinto è quello di prendere il telefono e cercare di mettersi in contatto con qualcuno, ricordate che in questi casi viene avviato lo stato di emergenza e lasciare libere le linee telefoniche è indispensabile per aiutare i soccorsi a coordinare gli aiuti necessari.

Un altro importante accorgimento da adottare, dopo che l’emergenza sarà passata, è quello di gettare immediatamente cibi e materiali che sono venuti a contatto con l’acqua trasportata dalle onde del maremoto: potrebbero essere contaminati. Per lo stesso motivo dopo uno tsunami non bisogna bere l’acqua del rubinetto per nessuna ragione.

Bambini

Nonni o babysitter

Milena Talento31 Gennaio 2018

Leave a Reply

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.