Origini delle saponette
Per l’uomo moderno il sapone (e le sua forma di uso pratico dette saponette) rappresenta un compagno di vita, uno strumento irrinunciabile da utilizzare ad inizio o fine giornata, per sentirsi bene nel proprio corpo e regalargli l’aspetto conforme alla consuetudine sociale. Il sapone compare per la prima volta in Mesopotamia nel 2800 ac, nella zona di Babilonia.
Era un composto di acqua, olio di cassia e sostanze alcaline ed era tenuto in cilindri di argilla, sui quali sono state decifrate delle ricette incise per aiutarne la preparazione. Ma anche in Egitto era diffuso, in realtà prima che in epoca sumera, considerato che le prime tracce risalgono ad una citazione del celebre papiro di Ebers datato 155 ac. Secondo il documento, gli egiziani lo utilizzavano per le abluzioni quotidiane e per preparare alla tessitura la lana. Nella composizione chiamata oggi sapone comparivano grassi animali, oli vegetali e soda.
Nell’antica Roma nessuna traccia di questo prodotto. E’ noto che l’igiene quotidiana non fosse una priorità per gli antichi romani, e durante i bagni negli stabilimenti termali utilizzavano al massimo la pietra pomice, la soda o la creta, ma non in associazione, a formare una mistura, bensì disgiunti l’uno dall’altro.
Al massimo Poppea per i suoi lunghi bagni si serviva del latte d’asina, ma non esisteva a tutti gli effetti alcun composto riconducibile anche lontanamente al sapone. Secondo Plinio Il Vecchio si deve ai Galli l’invenzione del sapone, “per dare una tinta rossastra ai capelli”: chi lo conosceva, quindi, non lo associava all’igiene personale ma alla tintura dei capelli.
Gli Arabi sono invece i primi ad arricchire la preparazione del sapone con l’ingrediente della soda caustica, che ancor oggi è presente nelle più moderne versioni. La soda si mescola a grassi vegetali, olio di oliva, olio di alloro, per la creazione di un prodotto colorato e profumato, in forma sia solida sia liquida.
In Europa il sapone arriva nel primo millennio d.c., in particolare in Italia, Francia e Spagna, in cui la sua preparazione è agevolata dalla disponibilità della materie prime che lo compongono: le piante marine dalle quali si ottengono l’olio di oliva e la soda, sostanze più raffinate del grasso animale utilizzato in pari misura come elemento caratterizzante del sapone.
In Spagna si diffonde il celebre sapone di Castiglia, che prende il nome dal Regno di Castiglia in cui viene prodotto secondo una laboriosa proceura: si brucia l’erba kali e dalle sue ceneri si ricava una sostanza alcalina che è poi bollita con olio di oliva prima che vi sia aggiunta la salamoia. A questo punto le impurità rimangono sul fondo, mentre dal liquido ardente emerge il sapone, di un colore bianco candido e dal profumo inconfondibile di olio d’oliva.
E’ datato XII secolo l’altrettanto famoso sapone di Marsiglia, ad oggi utilizzato per la detersione della pelle delicata o in presenza di irritazioni cutanee; allora era costituito da olio d’oliva e carbonato di soda e ben presto si è diffusa in tutta l’Europa, toccando l’apice durante il regno di Luigi XIV.
Il suo colore è il verde ed è venduto sotto forma di panetti di venti chilogrammi o barrette da cinque chilogrammi e le infrazioni rispetto alla regola di preparazione sono severamente punite, come prevede l’editto di Colbert del 1688:
Non si potrà utilizzare nella fabbricazione di sapone, con barilla, soda o cenere, nessun grasso, burro né altro materiale; ma soltanto di puro olio di oliva, e senza mescolanza di grasso, a pena di confisca delle merci
(vedi Wikipedia http://www.wikipedia.edu.pl/it/wiki/Sapone.html).
L’industria francese del sapone si diffonde sempre più, grazie alla qualità delle materie prime garantita da rigorosi controlli, tanto che nel 1906 la formula del sapone di Marsiglia viene fissata secondo parametri precisi: per il 63% olio di palma, per il 9% soda, per il 28% acqua.
Soltanto dopo la Seconda Guerra Mondiale Marsiglia perde il suo primato, poiché la crescente industrializzazione porta all’affermazione dei prodotti con componenti chimici e di conseguenza diventa impossibile e non remunerativo perseverare nella produzione di un sapone che impone la ricerca dei materie prime rigorosamente naturali.
Del resto, già nel 1789 grazie a Nicolas Leblanc si fa strada il procedimento di conversione del sale comune in soda caustica, nel 1870 si diffonde il metodo Solvay, che viene utilizzato ancora oggi, e nel 1823 il chimico Chevreul pubblica u n saggio sulla reazione di saponificazione che prelude alla produzione del sapone in grande quantità e basso costo.
La conseguenza immediata è che l’igiene personale diventa disponibile per ampi strati della popolazione, non solo di chi può permettersi di accedere ai lussuosi saponi prodotti con materie selezionate. Dalla metà dell’Ottocento fare il bagno diventa la prassi, non l’eccezione, e dagli anni Cinquanta del Novecento il pubblico trova a disposizione una varietà di versioni del sapone originario, basate sulla differenziazione legata agli studi approfonditi sulla variabilità di sostanze e procedure.
Uso delle saponette
Abbiamo parlato delle saponette per l’igiene personale, ma questo non è il suo unico ambito di applicazione. Le proprietà sgrassanti del composto di base – quel sapone derivante dalla miscela degli ingredienti essenziali della formula – vengono impiegate con successo per la creazione di saponette detergenti per la pulizia della casa e del bucato.
Il sapone di Marsiglia da formula delicata per la pelle si trasforma in strumento sgrassante per eccellenza, in alleato per lo splendore dei pavimenti, ad esempio, ed è particolarmente apprezzato in quanto non corrode le superfici, bensì assicura il pulito rispettandone la naturale composizione. E ancora, sempre il sapone di Marsiglia è utilizzato per il bucato e rimane ad oggi, nonostante il panorama commerciale del settore sia vastissimo, uno dei più usati per via dell’ottimo rapporto tra qualità e prezzo.
Il costo infatti non è elevato e, oltre ad garantire un lavaggio perfetto, questo sapone assicura un profumo gradevole e duraturo. Sembra inoltre, ma si tratta di vox populi che riferiamo con il beneficio del dubbio, che funzioni anche come smacchiatore: prima di lavare un capo in lavatrice, versare qualche goccia di sapone di Marsiglia sulla macchia equivale a sconfiggerla per sempre….
Come sono fatte le saponette
Le saponette sono piccole, pratiche e profumatissime. Sono composte di sapone e si possono acquistare in formato monodose.
Eppure le saponette sono rimaste confinate al lavaggio delle mani, a un ambito ristretto, probabilmente per via di un suo importante difetto. Sembra infatti che non sia molto igienica, perché una volta scartata rimane aperta e comunque, per quanto conservata in apposito contenitore, esposta alle insidie del mondo esterno, che inevitabilmente ne corrompono il tessuto originario. Utilizzarla per la detersione di tutto il corpo non è pratico né salubre, quindi gli irriducibili si rassegnano ad utilizzarla solo per le mani, mentre i più la infilano nei cassetti per tenerli profumati, come insegnano le nonne.
Per dare una definizione generale, si può dire che si indica con il nome di “sapone” (il componente delle saponette) nome un sale di sodio o di potassio di un acido carbossilico ottenuto mediante saponificazione di grassi animali o vegetali che si trasformano in acido carbossilico. E’ un tensioattivo, ed essendo in parte idrofobo, riesce ad emulsionare le materie grasse e pertanto ad allontanarle con l’acqua, donde le sue proprietà di detergente. E’ composto sostanzialmente da tre ingredienti, i grassi, la soda e un liquido nel quale la soda caustica viene dissolta.
I liquidi sono di diverso tipo: l’acqua, in genere distillata o comunque contenente poco cloro; gli infusi di erbe; i succhi di frutta, naturali e senza zucchero e additivi. Dai primi due si ottiene sapone chiaro, incolore, mentre dai concentrati di frutta e verdura proviene il sapone colorato, grazie al betacarotene in esso contenuto.
I grassi e gli oli sono gli ingredienti più importanti, infatti l’olio di oliva è stato a lungo la componente di base del sapone. Gli oli di girasole, di palma, di mais, di arachidi, di riso sono facili da reperire e regalano al composto caratteristiche esclusive. Meno semplici da trovare (e meno economici) sono i grassi nutrienti, come gli oli estratti dalle mandorle dolci, dall’avocado, dai noccioli dell’albicocca, dal cacao, dalla canapa, dalla jojoba, dal germe di grano, dalle noci, dai semi di lino.
Questi ultimi caratterizzano il sapone al massimo per il 20% del peso complessivo.
Accanto ai tre ingredienti fondamentali esiste poi una serie di sostanze non necessarie ma importantissime dal punto di vista del colore, del profumo e della consistenza.
profumo delle saponette
L’aroma delle saponette dipende da due ingredienti: gli oli essenziali e le fragranze. I primi sono distillati dalle piante, ma per quanto naturali devono essere impiegati con cautela, non più di 30 milligrammi per ogni chilo di grassi; le seconde sono a tutti gli effetti già dei profumi prodotti chimicamente e di conseguenza in grado di riprodurre qualsiasi tipo di aroma. Non sono utilizzati in forma pura, bensì diluiti, poiché la loro natura artificiale li rende potenzialmente irritanti per il derma.
colore delle saponette
Anche per il colore delle saponette ci sono due tipi di sostanze tra cui scegliere. Ingredienti naturali, prime fra tutte le spezie, nella misura di un massimo di due cucchiaini per ogni chilogrammo di grassi : arancione per il betacarotene, beije per la vaniglia, beije rosato per la cannella, marrone chiaro per il cacao, giallo per lo zafferano.
In alternativa agli ingredienti naturali per dare colore alle saponette si possono usare i pigmenti cosmetici: si tratta di ingredienti di derivazione sintetica, come gli ossidi, sottoposti a test sulla compatibilità cutanea e impiegati in dose minima.
Consistenza delle saponette
- esfoliante
Per effettuare uno scrub cutaneo, sono indicate le argille come la pomice, la bentonite, il caolino, che regalano al sapone la capacità di penetrare a fondo nella pelle, fino a rimuoverne lo strato superficiale. Per una azione più delicata, che si esprima in un peeling leggero, finalizzato a smuovere la circolazione e a mantenere la pelle sana, si utilizzano invece erbe e fiori secchi sapientemente miscelati. Se si cerca comunque una abrasione, ma leggera, la crusca, il riso e l’avena sono l’ideale: agiscono sì sulla pelle, ma senza aggredirla. Per il massaggio, si mescolano invece semi sottili come il sesamo e il papavero a semi più grossi, come il lino, il caffè, le mandorle, preventivamente macinati; in particolare, il caffè macinato è particolarmente ‘graffiante’ ed ha inoltre proprietà deodoranti. - cremoso
Per ottenere un sapone ricco, cremoso, che unisca alla capacità detergente una morbida carezza profumata, non rimane che scegliere tra le infinite risorse messe a disposizione dalla natura. L’aloe vera e il miele ammorbidiscono l’epidermide, l’uovo la nutre, le farine leggere quali tapioca, riso e mais esaltano il profumo degli oli essenziali, rendendo l’aroma delicato e persistente.
Qualità
Caratteristica fondamentale delle saponette di buon livello è che siano fatte di sapone neutro. Poi, non deve ungere e deve emanare sempre un buon odore, indipendentemente dalla presenza di profumi aggiunti. Un pezzo di sapone pregiato è soffice e liscio, mai denso e duro, ma comunque non è friabile, non si sgretola facilmente.
Una saponetta pregiata è schiumogena. La schiuma ne è prerogativa esclusiva, e deve durare per almeno cinque secondi se si agita il sapone nell’acqua; in caso contrario gli manca qualcosa per essere davvero autentico.
Siti internet delle marche commerciali di saponette
- I Provenzali
- Nivea
- Palmolive – http://www.palmolive.eu.com/index.html
- Acquolina – http://www.acquolina.it/web/index.php/it/
- Bottega verde – http://www.bottegaverde.it
- Pupa – http://www.pupa.it/
Articolo interessante.
Vorrei precisare però che il fatto venga considerato poco igienico come prodotto, sia una vera e propria credenza popolare imposta dal marketing dei detergenti liquidi. Il sapone ha per sua natura un pH basico che scongiura la crescita di qualsiasi forma batterica sulla sua superficie.
In realtà quindi possiamo definirlo addirittura più salubre di un detergente liquido, il quale contenendo una grande percentuale d’acqua, risulta terreno fertile per la crescita di microorganismi.
Questo é il motivo per cui i detergenti liquidi debbano necessariamente contenere altre sostanze che possano combattere la proliferazione batterica. In ogni caso questi ultimi presentano una scadenza a 12 mesi dall’apertura. Consideriamo però quante volte viene aperto un comune bagnoschiuma al supermercato, per poterne sentire la profumazione.
Vorrei sapere visto che io sudo tantissimo se ce un sapone e un bagno schiuma per eliminare si intente non al cento per cento ma una maggior parte del sudore un sapone e/0 bagno schiuma se è si inviatemi il nome della marca grazie per una gentile risposta
Ho letto con interessa l’articolo essendo un’appassionata produttrice di saponi ma ho trovato un’imprecisione.
Un sapone fatto con il metodo classico non può essere neutro a contatto con l’acqua.
Un buon sapone ha infatti un pH di 9-10. le proprietà degli oli e la quantità di surgrassamento rendono il sapone più o meno delicato sulla pelle ma per definizione un sapone non può sviluppare un pH neutro.
E’ possibile solo con i panetti detergenti syndet prodotti con tensioattivi.
Ho p’osizionato la saponetta bagnata sul porta sapone di coccio dipinto e dopo alcune ore la saponetta aveva eliminato il rivestimento con immagine a stampo.Il porta sapone era stato già utilizzato in precedenza con altre saponette e non era mai successo nulla di simile!