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La maledizione di Tutankhamon

L’Egitto è considerato da sempre una delle civiltà più affascinanti di sempre e dietro la storia delle piramidi e dei geroglifici si nasconde, in realtà, molto di più: un modo fatto di misteri e leggende che, ancora oggi, tengono vivo l’interessa e la curiosità sull’antico Egitto e alimentano la scrittura di libri, di sceneggiature per il cinema e di spettacoli di vario genere.

La civiltà egizia è considerata affascinante e complessa allo stesso tempo e l’aspetto più interessante, che dai banchi di scuola ci accompagna ancora oggi, è il culto funerario di questa civiltà, riservato solo alle persone che appartenevano alle classi sociali altolocate, primo fra tutti il faraone, considerato al pari di una divinità.

Quando moriva un faraone esisteva un vero e proprio rituale funebre che consisteva nella mummificazione, nella conservazione degli organi nei vasi canopi e dell’allestimenti di grandi e sfarzose tombe, tombe sotterranee o piramidi, che dovevano contenere il sarcofago del defunto e tutta una serie di oggetti che formavano il corredo funerario degli oggetti che potevano servire al defunto nell’aldilà.

Non tutti i faraoni, nella storia d’Egitto, sono conosciuti allo stesso modo, ma in particolare, è la storia di un faraone, forse il più famoso della storia d’Egitto, a interessare in particolar modo studiosi e appassionati del tema. Parliamo di Tutankhamon e delle molte curiosità che circolano non solo sulla sua vita di faraone, ma anche sul ritrovamento della sua tomba, considerato una delle scoperte più sensazionali della storia.

Chi era Tutankhamon? E perché la sua figura è così celebre nella storia dell’antico Egitto? Perché si parla di una misteriosa maledizione legata al suo nome? Procediamo a piccoli passi.

Tutankhamon è stato il dodicesimo faraone della diciottesima dinastia d’Egitto. È vissuto, indicativamente, tra il 1341 e il 1321 a. c ed è tristemente noto come il faraone che morì a meno di vent’anni. Nel corso degli anni sono state diverse le interpretazioni della sua morte; c’era chi sosteneva che fosse stato assassinato e chi, invece, sostenne, grazie ad alcune analisi effettuate sullo scheletro ritrovato, che morì a causa di una frattura al femore che lo portò a contrarre il tetano.

La tomba del faraone

La tomba di Tutankhamon si trova nella Valle dei Re, dove sono state scoperte, nel corso degli anni, numerose tombe di faraoni egizi. La scoperta della tomba è legata a doppio filo alla storia del suo scopritore, l’archeologo Howard Carter, che la scoprì nel 1922. In quell’anno, nella Valle dei Re si contavano all’incirca 61 tombe e la scoperta della tomba andò a segnare il numero 62.

Gli studi di Carter, iniziati nel 1917, durarono molti anni prima di giungere alla sensazionale scoperta. Tra insuccessi e diverse spese da sostenere, il finanziatore della spedizione, Lord Carnarvon, nell’estate del 1922 decise di mettere fine alla spedizione. Carter, però, convinto di essere vicino a scoperte molto importanti, riuscì a convincerlo a concedergli ancora una stagione di lavoro.

Il 3 novembre del 1922 gli scavi ripresero in prossimità di un settore già esplorato, proprio di fronte alla tomba di Ramses VI. Durante il secondo giorno di scavi, con grande gioia di Carter e di quanti ebbero la fortuna di assistere ai lavori, emerse dalla sabbia un gradino, che si rivelò essere una scala che portava dritto alla porta della tomba che ancora recava i sigilli.

Questo significa che nessun altro prima aveva avuto accesso a quel luogo, ancora inviolato da migliaia di anni. Per l’occasione Lord Carnarnon viene richiamato d’urgenza in Egitto e il 26 novembre del 1922 si trovò, insieme a Carter, di fronte alla porta d’ingresso della tomba di Tutankhamon.

Per prima cosa venne praticato un foro per consentire di vedere all’interno. Fin da subito fu chiaro che il corredo funerario del faraone si era conservato perfettamente intatto. La porta venne aperta il giorno dopo e alla vista di Carter, di Lord Carnarvon e degli addetti ai lavori si presentò uno spettacolo a dir poco sensazionale; il sarcofago di Tutankhamon e i vasi canopi.

Ma non solo questo. Nelle anticamere della tomba e nella sala funeraria che conteneva il sarcofago vennero rinvenuti carri, strumenti musicali, modelli di navi, armi e abbigliamento. Tutto quello che, secondo le credenze dell’epoca, poteva essere utile al faraone nell’aldilà.

Iniziò subito la catalogazione di tutti gli oggetti che vennero trovati all’interno della tomba, oggetti che sarebbero poi stati inviati al museo del Cairo per essere esposti al pubblico. Ci vollero molti anni per catalogare e studiare gli oggetti, ma fu chiaro fin da subito che la scoperta di quella tomba sarebbe stata la scoperta archeologica più sensazionale del XX secolo.

Nei giorni compresi tra il 19 e il 25 febbraio del 1923 venne finalmente aperto l’ingombrante sarcofago di oro massiccio dal peso di circa 110 kg; all’interno era conservata la mummia intatta di Tutankhamon. Il volto era coperto da una bellissima maschera d’oro, oggi conservata al Museo del Cairo, che riproduceva le esatte sembianze del faraone. Liberare la mummia dai bendaggi fu molto difficile, l’esame richiese diversi mesi e fu possibile procedere con l’autopsia solo nel 1925.

La maledizione di Tutankhamon

Il ritrovamento della tomba di Tutankhamon, che divenne con il tempo uno dei faraoni più conosciuti dell’antico Egitto, fece nascere ben presto un sentimento di sacro e profano che negli anni ha dato vita a storie, leggende e maledizioni. Ed è proprio di maledizione che si parla spesso quando si fa riferimento al faraone bambino.

Secondo la credenza degli antichi egizi, disturbare il sonno di un defunto era considerato un peccato mortale, qualcosa di molto grave che meritava una punizione esemplare. Ed è proprio questa convinzione che ha scatenato paura e sospetti dopo il ritrovamento della tomba; cosa sarebbe successo a coloro che avevano osato disturbare il sonno del faraone?

Questa linea di pensiero, all’epoca, veniva sposata da quasi tutti i giornali dell’epoca, per tenere vivo l’interesse dei lettori e indurli a comprare più copie quando si annunciavano le nuove notizie relative ai ritrovamenti. Secondo l’opinione dell’epoca, insomma, i profanatori di tombe sarebbero stati ben presto colpiti da misteriose maledizioni.

Per un certo periodo, si diffuse la notizia, poi smentita, di una iscrizione sulla tomba del faraone che recitava: “la morte arriverà su agili ali per chiunque disturbi il sonno del faraone”. Una frase inquietante, certo, ma forse studiata ad arte per incutere timore e alimentare il fuoco del filone che voleva credere a tutti i costi alle legende delle maledizioni degli antichi egizi.

Nacquero così storie di antiche maledizioni scatenate dai potenti riti eseguiti dai sacerdoti egizi e in grado di colpire tutti i profanatori di tombe. Secondo queste teorie il primo a essere colpito dalla maledizione del faraone sarebbe dovuto essere proprio Howard Carter, ma la storia ha smentito questa teoria, dal momento che l’archeologo morì nel 1939, diciassette anni dopo il ritrovamento e l’ingresso nella tomba del faraone.

E allora perché si è continuato a parlare della maledizione di Tutankhamon? La risposta è arrivata con la morte improvvisa di Lord Carnarvon nel 1923, ad appena quattro mesi dall’apertura della tomba, ma prima che cominciasse l’autopsia sulla mummia. Con la sua morte tornarono alla ribalta le tesi che ruotavano attorno a una strana maledizione e, anche in questo caso, i giornali dell’epoca non mancarono di cavalcare l’onda di queste notizie.

Tra le tante persone che diedero adito alla teoria della maledizione del faraone spicca il nome di Arthur Conan Doyle, che sostenne in uno suo scritto la teoria che la morte di Lord Carnarvon potesse essere stata causata dalle maledizioni che proteggevano la tomba da incursioni ignote.

In realtà, secondo alcune fonti dell’epoca, pare che la morte di Carnarvon sia stata causata dalla puntura di un insetto, che causò un’infezione a sua volta causa di una forte polmonite. Anche in questo caso, quindi, grandi prove a sostegno della tesi dell’occulto non furono trovate. Nessuna morte sospetta, quindi, nemmeno se ci riferiamo a tutte le persone che parteciparono agli scavi, compresa Evelyn, la figlia di Lord Carnarvon, morta come gli altri esploratori di vecchia.

E allora perché si continua a parlare, ancora oggi, di questa maledizione? Perché, forse, come tutte le leggende e le trovate pubblicitarie, si tratta di qualcosa che è destinata a durare nel tempo, soggetta a interpretazioni sempre nuove.

Oggi, per esempio, chi si reca in Egitto da turista viene ben presto avvertito: “attenzione alla maledizione del faraone!”. No, non è niente che a che vedere co la profanazione di tombe e reperti archeologici, ma con un problema, che chi ha visitato l’Egitto conosce bene, che riguarda le acque del posto, celebri per avere una carica batterica molto forte. La conseguenza è presto detto ed è causa di problemi intestinali di vario tipo, che si risolvono facilmente bevendo semplicemente acqua dalla bottiglia e non direttamente dai rubinetti.

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