Chiunque si conceda una vacanza a New York non può mancare di vistare il Ponte di Brooklyn, imponente, famoso in tutto il mondo e con alle spalle una storia davvero affascinante. Si tratta di un ponte singolare, maestoso alla vista e unico nel suo genere e per questo conosciuto da tutti da essere guadagnato la fama di un’importante tappa da fare quando si visita New York.
Questo ponte è un importante simbolo dell’ingegneria strutturale ma al di là di tutti gli aspetti tecnici, cosa che non tutti sanno, è una costruzione che racchiude anche una storia singolare, che parla di coraggio, amore e dolore.
Per raccontare la storia del Ponte di Brooklyn dobbiamo fare un lungo passo indietro fino all’inverno 1852, uno dei tanti inverni particolarmente freddi a New York, nei giorni in cui il fiume Est River, che si trova tra il quartiere di Brooklyn e l’isola di Manhattan, era completamente congelato impedendo il passaggio ai traghetti che viaggiavano per collegare le due sponde.
Su uno dei traghetti che rimasero bloccati per ore viaggiava insieme a suo figlio il signor John Roebling, un ingegnere esperto nella costruzione di ponti. Bloccato sul traghetto e infreddolito, il signor Roebling ebbe un’idea geniale: perché non costruire un ponte invece di attraversare il fiume in traghetto? Ecco, la storia del Ponte di Brookling inizia da qui e coinvolge l’intera famiglia di John Roebling; la moglie Emily e il figlio Washington.
Nel 1867 la New York Bridge Company iniziò la costruzione del Ponte e John Robeling rivestiva il ruolo di ingegnere capo. Nello stesso anno l’ingegnere presentò ufficialmente il suo progetto; un ponte sospeso che avrebbe avuto una grandezza maestosa e una lunghezza di circa 1800 metri, con una struttura sostenuta da quattro cavi sospesi nel mezzo di due torri di granito e calcare.
Molti altri esperti, però, non erano affatto d’accordo con la realizzazione del progetto e ne criticavano l’eccessiva lunghezza e l’impossibilità della sua effettiva realizzazione. Le torri dovevano essere alte circa 85 cm, molto più alte di qualsiasi altra costruzione presente nello skyline newyorkese del tempo e solo una delle due torri, sarebbe stata costruita con 80.000 tonnellate di granito e di calcare.
Le torri avrebbero poggiato sulla roccia, a una profondità di 12 metri al di sotto della linea di galleggiamento dal lato di Brooklyn e 22 metri al di sotto della linea di galleggiamento dalla parte di New York. A conti fatti, nessun ponte era mai stato costruito a quella profondità.
Secondo i calcoli del progetto, i cavi di sospensione rappresentavano, costruiti interamente in acciaio, l’elemento più rivoluzionario dell’intera costruzione. Roebling stesso dichiarò che il progetto del Ponte di Brooklyn sarebbe diventato il progetto della più grande opera di ingegneria mai realizzata fino a quel momento.
Queste sono solo le premesse che riguardano la parte tecnica della costruzione di questo ponte. Quando il progetto venne finalmente approvato in tutti i suoi dettagli strutturali, avvenne un grave incidente. Mentre John Roebling era intento a studiare il posizionamento della torre dal lato di Brooklyn, un traghetto perse il controllo e andò a schiantarsi sulla banchina dello scalo di Fulton, schiacciando un piede a Roebling.
Al povero Roebling furono amputate le dita dei piedi e, a causa del rifiuto del paziente, l’operazione fu eseguita senza l’anestesia. Il risultato è piuttosto scontato: Roebling si ammalò di tetano e morì nel luglio del 1869. Il progetto del Ponte di Brooklyn rischio seriamente di vacillare.
A ereditare il suo lavoro fu il figlio Washington, che si occupò di seguire i lavori per le torri del Ponte. Per prima cosa dovette occuparsi della costruzione delle fondazioni e dei cassoni pneumatici. I cassoni vennero poggiato sulla roccia, ma il lavoro fu più duro del previsto. Furono impiegati più di 100 uomini per lavorare all’interno della camera pressurizzata nei pressi del letto del fiume.
Quando gli scavi procedevano, il cassone veniva spostato verso il basso, fino a raggiungere la roccia in profondità. Gli operai scendevano sempre più in basso e, oltre a essere costretti a tollerare alte temperature con annessa umidità, respirarono molta aria in pressione. La risalita, inoltre, era molto rischiosa e causò diversi incidenti che provocarono la morte di alcuni lavoratori.
La maledizione intorno alla costruzione del Ponte di Brooklyn sembrava non avere fine. Secondo le testimonianze rimaste, durante i lavori scoppiò un serio incendio; fu provocato dalle fiammelle delle lanterne e tutta la camera di lavoro risultò compromessa. Per correre ai ripari venne inondata d’acqua tutta la camera di lavoro e i danni, anche questa volta, furono ingenti.
Altri errori di calcolo provocarono un aumento di pressione nella camera di lavoro e il risultato fu un’ingente fuoriuscita di aria dai bordi del cassone che si trovavano nella parte inferiore. Un guaio dopo l’altro, insomma, che aleggiava su un progetto che sembrava non finire mai.
Nel 1871, invece, il cassone del lato di Brooklyn raggiunse finalmente la roccia e si poté finalmente passare alla lavorazione di quello della parte di New York. Ma anche questa nuova parte del lavoro non fu immune da incidenti di ogni sorta. All’epoca, anche a causa della scarsità delle informazioni mediche in possesso degli studiosi, non si era a conoscenza di una particolare malattia, l’embolia causata dalle bolle di azoto.
Questa patologia colpì molti degli operai impiegati nel lavoro con effetti anche molto gravi, come la paralisi. Nonostante questo, il lavoro continuò fino a quando Washington Roebling decise di optare per un cambio di rotta rispetto a quelli che erano stati i calcoli e il progetto del padre, che prevedeva di continuare a scavare fino alla roccia; si decise quindi di fermare i lavori dello scavo e i lavori del cassone di New York furono completati nel 1872.
Nel 1875, invece, cominciò il progetto di ancoraggio. Per fare spazio furono abbattute diverse case e magazzini nei dintorni e, nel frattempo, procedeva anche la costruzione delle torri del ponte. Ma i problemi della costruzione di questo ambizioso progetto non erano certo finiti; il 14 giugno 1878 alcuni fili si staccarono dall’ancoraggio dalla parte di New York, caddero nel fiume e uccisero un operaio e ne ferirono in modo grave altri quattro.
La notizia si espanse a macchia d’olio e ne nacque uno scandalo che poco giovava all’immagine del progetto; lo stesso Roebling fu accusato di avere utilizzato materiali scadenti. In verità, si scoprì poi che la società concorrente a quella che aveva eseguito i lavori aveva truccato i test di qualità e aveva trovato il modo di fornire fili di acciaio di una qualità inferiore a quella richiesta.
Il Ponte di Brooklyn fu ultimato nell’aprile del 1883 e per il mese successivo fu inaugurata la sua apertura ufficiale. Ci vollero 11 anni di duro lavoro e l’intera impresa costò circa 15,5 milioni di dollari del tempo, oltre a un’ingente quantità di manodopera di circa 600 uomini. Si stima che siano state circa 27 le persone che persero la vita mentre lavoravano alla costruzione del ponte.
Si narra, anche se non ci sono fonti ufficiale che possano testimoniare questa notizia, che nel 1883, proprio in prossimità dell’inaugurazione del ponte, P.T Barnum, uno dei più famosi showman americani dell’epoca, si offrì volontario di attraversare il ponte con una schiera di elefanti al seguito per collaudare la tenuta del Ponte.
In un primo momento, sembra che le autorità della città si rifiutarono di assecondare la richiesta, ma pare che dopo un anno, quindi nel 1884, tuttavia, questa buffa attraversata ebbe realmente luogo. Alle 9.30 del mattino una squadra di 21 elefanti, 7 cammelli e 10 dromedari partirono alla volta del ponte guidata da Barnum e attraversarono il ponte tutti in fila, mettendo in scena un’esilarante parata.
La sfilata fu alla fine concessa per dimostrare ai cittadini che, nonostante le disavventure che ne segnarono la costruzione, il ponte era sicuro, solido e affidabile, anche se Barnum aveva un doppio scopo; promuovere il suo spettacolo itinerante da artista circense qual era. Uno scambio di favori, insomma, tra uno showman che vuole promuovere la sua attività e la città di New York che aveva la necessità di convincere i cittadini della sicurezza di un ponte la cui costruzione fino a quel momento era stata tutt’altro che sicura.
Comunque sia andata realmente, finalmente il Ponte era completato e, come la storia ci ha insegnato, in pochi oggi conoscono la sua vera storia, una storia che non ha solo a che fare con un progetto magnificente, ma che riguarda anche tutti i limiti dell’uomo del suo tempo e diversi errori che troppo spesso non hanno tenuto conto della componente umana della faccenda.